Agricoltura Sociale 2017-01-26T17:25:59+00:00
Si tratta, di un vero e proprio strumento operativo attraverso il quale i governi regionali e locali possono applicare le politiche del welfare in ambito territoriale, coinvolgendo una pluralità di soggetti giuridici, enti, aziende agricole e cittadini.
Fondamentale è la collaborazione tra il mondo dell’agricoltura e quello del terzo settore,  con il coinvolgimento di  diversi livelli sia in ambito pubblico che privato.
L'esempio più comune, è la cosiddetta “fattoria sociale“. Si tratta di una fattoria tradizionale, o di un allevamento di animali di vario genere, economicamente e finanziariamente sostenibile, e gestita da una o più persone associate. L’azienda svolge la propria attiva  per vendere i propri prodotti, ma lo fa in maniera “integrata” e a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, ecc.), residenti in aree fragili (montagne o centri isolati) ed in collaborazione con istituzioni pubbliche.
Questo tipo di associazionismo sociale  definito anche “multifunzionale“,  realizza percorsi terapeutici, riabilitativi e di reintegrazione dei soggetti interessati.
L’attività degli operatori coinvolti in iniziative agricole socialmente utili (ad esempio: gli assistenti sociali, psicologi, educatori, operatori agricoli, ecc) può essere espressa in differenti modalità. dal punto di vista terapeutico e riabilitativo le attività più praticate sono le terapie assistite con gli animali (pet-therapy, ippoterapia, onoterapia) e quelle ortoculturali.
Non solo questo essa diventa anche uno strumento di riappropriazione dell’individuo del proprio ruolo in società da un punto di vista professionale, poiché una delle finalità è favorire il reinserimento nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione delle tecniche e le pratiche agricole. E' interessante notare come in Italia, Il dinamismo di questa realtà è rappresentato da una  massiccia presenza di giovani e donne, con alti livelli culturali, provenienti anche da settori extra-agricoli. Le pratiche agri-sociali più diffuse sono caratterizzate da un’attività agricola ad alta intensità di lavoro: si pratica la vendita diretta o attraverso GAS, prediligendo sempre la filiera corta, c’è una notevole diversificazione del business che si esprime nel mix di attività complementari come ristorazione, agriturismo, didattica insieme alla tutela ambientale.
Agricoltura sociale normativa
Oggi l’Unione Europea definisce l’agricoltura sociale come “il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell’ambiente, nonché garanzia dell’approvvigionamento alimentare” e ne ribadisce lo status di soggetto privilegiato per le politiche di welfare dei suoi stati membri.
Con la Legge 18 agosto 2015, n. 141, “Disposizioni in materia di agricoltura sociale”,  pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 208 dell’8 settembre 2015. questa forma di agricoltura ha il suo riconoscimento giuridico in Italia. Le novità della normativa riguardano:
– L’introduzione della definizione di agricoltura sociale come ambito di attività che riguarda:
a) l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale;
b) prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura;
c) prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante;
d) iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche;
– possibilità per le Regioni di promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale;
– viene concesso alle istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere di inserire come criteri di priorità per l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale;
– gli enti pubblici territoriali prevedono criteri di priorità per favorire lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’ambito delle procedure di alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli;
– gli enti pubblici territoriali possono dare in concessione, a titolo gratuito, anche agli operatori dell’agricoltura sociale i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata;
viene istituito l’Osservatorio sull’agricoltura sociale, nominato con decreto del Mipaaf. È chiamato a definire le linee guida in materia di agricoltura sociale e assume funzioni di monitoraggio, iniziativa finalizzata al coordinamento delle iniziative a fini di coordinamento con le politiche rurali e comunicazione.
Anche se la definizione di agricoltura sociale è recente, il concetto su cui vertono le attività dell’agricoltura sociale è molto antico. E’ da sempre che il settore agricolo accoglie soggetti svantaggiati ed è altrettanto antica l’usanza di sfruttare l’agricoltura come mezzo funzionale nei centri di recupero di varia natura. Con l’introduzione dell’agricoltura sociale si apre la possibilità di finanziare progetti e avviare strutture ad hoc puntando i riflettori su una delle tante sfaccettature del mondo agricolo.
La legge quadro definisce l’agricoltura sociale come:
  • un’opportunità d’inserimento in un contesto socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, disabili e minori in età lavorativa che partecipano a programmi di riabilitazione e sostegno sociale.
  • Un’opportunità di affiancare e supportare terapie mediche, psicologiche e riabilitative.
  • Mezzo di sviluppo di abilità e di capacità per la ricreazione e per fornire servizi utili al miglioramento della vita quotidiana.
  • Mezzo di promozione dell’educazione ambientale e alimentare, per migliorare la salvaguardia della biodiversità e la conoscenza del territorio.
  • Mezzo per fornire accoglienza e soggiorno a bambini di età prescolare e di persone in difficoltà sociale e psichica.
Tutte le attività legate a quanto appena elencato, rientrano nel concetto di agricoltura sociale.
Possono esercitare le attività previste dell’agricoltura sociale gli imprenditori agricoli e le cooperative sociali con un fatturato superiore al 30% del totale prodotto da attività agricole.
L’agricoltura sociale in Italia conta un migliaio di iniziative con un fatturato complessivo (tra vendite di prodotti e prestazioni di servizi a privati o in convenzione con le pubbliche amministrazioni) stimato intorno ai 300 milioni di euro.