Il bambù gigante è una “famiglia” che in tutto il mondo viene coltivata sia per la produzione di germogli eduli (Moso, Fargesia, Phyllostachys dulcis), sia come pianta da legname (Madake), si può quindi considerare la sua coltivazione come un investimento per l’integrazione del reddito aziedale.
Negli Stati Uniti ogni azienda agricola ha il suo bosco dove attinge tutori e canne di bambù per i più svariati utilizzi. L’equivalente dei filari tra i campi che i contadini italiani avevano fino a poco tempo fa e che servivano per la produzione di legna da riscaldamento.
Come dicono gli orientali, per ogni utilizzo c’è un bambù e per ogni bambù c’è un utilizzo. Bisogna infatti distinguere i bambù per la produzione di germogli da quelli per la produzione di ceppato, quelli per la produzione di canne da tutore da quelli per la produzione di legname pregiato e così via.
Storia
Questa varietà di bambù è stata esportata per la prima volta in Europa nel 1880 e negli ultimi anni la Cina ne esporta milioni di tonnellate in tutto il mondo.
Descrizione
Il nome scientifico è Phyllostachys Edulis.
Moso è il nome comune dato in Giappone al bambù gigante di origine cinese Mao Zhu che fa riferimento alla caratteristica peluria presente sui nuovi getti. Il termine latino “Edulis” indica l’utilizzo dei germogli come alimento (non tutti i Bambù sono commestibili).
Il Moso è una specie di bambù gigante tra le più coltivate nel mondo e attualmente ricopre solo in Cina un’area estesa su più di 3 milioni di ettari ponendosi alla base di una fiorente industria che dà lavoro a circa 6 milioni di persone. Negli Stati Uniti, viene utilizzato principalmente per la produzione di germogli alimentari.
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