Dalla cucina all’edilizia: tutte le potenzialità del bambù gigante in Italia

I bambuseti in Italia si stanno espandendo un po’ in tutte le regioni, da nord a sud. In effetti il bambù è molto richiesto, sia le canne che i germogli. Sono innumerevoli le applicazioni possibili: oltre millecinquecento
            Oggi la nostra agricoltura per rimanere competitiva sul mercato globale deve dimostrarsi attiva e pronta a cogliere al volo tutte le innovazioni e le tecnologie messe a punto dalla scienza, ed essere in grado di diversificare le proprie produzioni aprendosi anche a colture alternative da quelle tradizionali nostrane. Molti produttori hanno già iniziato a farlo, riscontrando in genere un buon successo.
Fra le colture potenzialmente più promettenti sicuramente merita menzione il Bambù gigante, di cui ultimamente si sta facendo un gran parlare.
I Bambù sono semplicemente delle graminacee (come il mais, il riso o l’orzo) della sottofamiglia delle Bambusoideae, piante arbustive ed arboree perenni di origine asiatica o americana, tipiche delle fasce tropicali  e subtropicali
Raggruppano 90 generi, fra cui il Phyllostachys, di cui fa parte il Bambù gigante. Si caratterizzano per un rizoma sotterraneo strisciante che nel tempo forma un ceppo assai consistente da cui nascono i culmi(fusti): arborescenti, lignificati, duri, cavi internamente, distinti in nodi e internodi più o meno grandi e fitti a seconda della specie. (Fiori e piante, gli arbusti – de agostini2003)
Qui da noi eravamo abituati a vedere canneti soprattutto in qualche giardino/cortile privato o in zone umide, ma mai su grande scala come coltura da reddito. Molti agricoltori però ultimamente ci stanno pensando, i bambuseti in Italia si stanno espandendo un po’ in tutte le regioni, da nord a sud.
In effetti il Bambù è molto richiesto, sia le canne che i germogli. Sono innumerevoli le applicazioni possibili, oltre 1500 ; vanno dagli arredi ai parquet, dalle biomasse alla cosmesi, dalle tisane agli energy drink…i germogli poi sono ottimi per la cucina etnica e vegetariana che riscuote sempre più successo, ma anche per quella “salutare” essendo un eccellente antitumorale e ricco inoltre di proteine, carboidrati, amminoacidi (17 tra cui 8 fondamentali per il nostro organismo), minerali, fibre e vitamine.
Il bambù insomma ti permette di entrare con una sola coltura in numerose filiere da quella agroalimentare a quella energetica, da quello cartario a quello dell’artigianato, dall’edilizia al tessile.
È un progetto a cui pare siano in tanti a crederci, fra cui il Consorzio Bambù Italia che produce oltre 10 ha di piantine nel suo vivaio Only Moso a Faenza.
Il bambù è una pianta rustica che sa adattarsi a condizioni climatiche e pedologiche differenti. Per quanto riguarda i suoli però andranno scartati quelli che presentano un drenaggio difficoltoso, che genera condizioni di idromorfia e di asfissia radicale. Occorrerà quindi valutare preventivamente le caratteristiche pedologiche sia attraverso analisi di laboratorio che rilievi pedologici e topografici in campagna. Meglio evitare anche quelli a reazione troppo acida (pH inf.a 5).
Il bambuseto ha bisogno di essere solo irrigato, sfalciato dalle erbe infestanti che tendono alla ricrescita finché l’impianto non ha raggiunto la copertura (nei primi due-tre anni)  e concimato con materiale organico animale.
Secondo quanto stimato dal Consorzio (…onlymoso.it/coltivazione bamboo/), il fabbisogno idrico è pari circa 140-170 lt./mese per pianta, andrà irrigato nel periodo siccitoso (primaverile-estivo), nuovi accorgimenti e studi ci hanno permesso di ridurre con tecniche semplici il consumo e dispendio di acqua ed energia. La concimazione naturale va effettuata due volte l’anno con irrigazione  o fertirrigazione nei periodi di bisogno oltre alla somministrazione di elementi specifici in caso di carenze.
Non necessita di agro farmaci, non essendoci parassiti naturali. Ergo che oltre alla redditività, il bambù presenta anche valenze positive dal punto di vista ecologico. Niente antiparassitari quindi, nonché meno gas atmosferici, essendo in grado di assorbire rilevanti quantità di CO2 decine di volte superiore ad un bosco (1 ha di bambuseto pari a 20 ha di bosco). I bambuseti sono molto utili altresì per prevenire il dissesto idrogeologico grazie al suo apparato radicale strisciante che raggiunge altezze di circa 70 cm, compatto ed unito, trattiene il terreno da smottamenti e che ha una rapida crescita  circa 3-4 mt /anno.
In ogni caso, pur essendo in molti a ben sperare che con il bambù si possa ripetere il successo ottenuto con il kiwi negli anni’80 o la nocciola, che ancora oggi dopo un trentennio sono presenti sul mercato con valutazioni di tutto rispetto.
Oggi sul mercato la richiesta dei prodotti del bambù è alta e i margini di guadagno sono ampi, tuttavia – come ci ricordano dalla facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza – bisogna essere prudenti per evitare di incappare in qualche altra delusione come accadde qualche anno fa con la quinoa.
Certamente questa, aveva un mercato, ma nasceva e produceva un solo frutto “il suo seme”, da cui si poteva fare solamente farina per uso alimentare,  pertanto non essendoci altre possibilità di utilizzo  della pianta il ricavato era ridotto  ai minimi termini
La differenza che contraddistingue la coltivazione di Bambù, è che la stessa ha almeno 4 raccolti /anno, autunno i rizomi, primi giorni di Dicembre il germoglio sotterraneo, fine dicembre e metà gennaio il legname  ed infine tra aprile e maggio la grandissima raccolta dei germogli.
Senza aggiungere le applicazioni oltre 1500 ed  in costante aumento, dove ogni giorno vengono scoperte nuove possibilità di utilizzo e che  la contraddistinguono da altre piantagioni, che se producono frutti, non viene utilizzato il legno, altresì se arbusto da legno non produce frutti.
Cosa altro aggiungere, è evidente quanto possa essere interessante la coltivazione di bambù e quali possono essere gli scenari futuri che essa rappresenta.

 

2017-12-27T15:26:47+00:00

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