Perchè scegliere 2017-02-08T11:50:11+00:00

Avviare una coltivazione di bambù gigante in Italia è una pratica che avrà un grande sviluppo nel prossimo futuro e si integra perfettamente in un'azienda agricola "multi reddito", ideale per garantire la sostenibilità del progetto.


Un imprenditore agricolo di successo ha diverse fonti di entrate (non tutte redditizie) e non limita lo sviluppo aziendale ad una sola, o poche colture. La coltivazione del bambù, inoltre, non "ruba" tempo alle altre attività.
  • La coltivazione è relativamente semplice e non necessita di particolari cure.
  • Seppur consigliata durante i mesi estivi, l'irrigazione è molto importante soltanto nei primi due anni di vita della piantagione.
  • Una volta avvenuto l'attecchimento non sarà più necessario alcun intervento di manutenzione, salvo la concimazione appropriata in autunno e primavera.
  • Negli anni, le foglie cadute creano un soffice tappeto uniforme che mantiene l'umidità e autoalimenta la foresta.
 Questo tipo di piantagione comincia a dare i suoi frutti dopo tre - quattro anni per i germogli e cinque/sei anni dalla messa a dimora per i culmi.
 Le coltivazioni rimarranno produttive per decine di anni, alcuni stimano la vita di un bambuseto sino ad un secolo.
Non richiede alcun trattamento con pesticidi, essendo inattaccabile dai parassiti.
 Non necessita di grandi lavorazioni e mezzi per il suo sviluppo. Il lavoro più importante è la raccolta dei germogli e dei fusti.
 Si calcola che un ettaro di bambù, giunto a maturazione completa, possa produrre circa 10 tonnellate di germogli e circa 5000 fusti/anno.
Produce germogli molto grandi del peso di 0,5 - 1,5 kg.
I germogli - la cui raccolta avviene in primavera -  sono ricchi di nutrienti, vitamine e sali minerali di cui la pianta necessita per raggiungere altezze significative. Sono utilizzati sia nella cucina orientale che in quella occidentale. Consumati freschi, hanno un gusto che ricorda quello degli asparagi. Il germoglio si può anche  raccogliere prima che spunti, ma solitamente lo si fa quando fuoriesce per circa 15/25 cm dal terreno. Si vende fresco intorno ai 5 Euro al kg. Ma può essere venduto in crema o sott'olio, intorno ai 7-8 Euro a vasetto. Il reddito naturalmente è proporzionale alla dimensione del terreno coltivato a bambù.
 Il mercato alimentare ed industriale del bambù vedrà necessariamente un aumento esponenziale nei prossimi anni per due ragioni: la prima, quella legata all'alimentare, per l'aumento di persone vegetariane e vegane alla ricerca di alternative valide alla carne, inoltre per la presenza importante di popolazioni asiatiche nel nostro paese.
La seconda ragione, quella legata all'industria, per l'enorme gamma di prodotti derivati dal bambù:
- legname (parquet, pannelli e travi lamellari, artigianato e mobili)
- tessile
- carta
- alimentare (germogli freschi e conservati)
- biomassa (pellet, cippato, carbone e scarti di lavorazione dei culmi)
- prodotti farmaceutici e cosmetici (olii essenziali e creme)
  •   Un discorso a parte merita l'ecologia. Una piantagione di bambù cresce in cinque anni, ma a parità di estensione depura l'aria in maniera addirittura superiore agli alberi tradizionali, disponendo di una superficie fogliare più ampia avendo una  straordinaria capacità di assorbimento di CO2. Da non trascurare la crescente consapevolezza del consumatore nell'utilizzo di colture sostenibili rispetto alle foreste primarie finora utilizzate.
  • Un altro aspetto importante è la necessità di diversificare le coltivazioni per compensare i rischi connessi alla monocoltura. Sotto quest'aspetto la coltivazione del bambù è sicuramente quella meno impegnativa e più redditizia. Basti pensare che un ettaro coltivato a bambù gigante genera un reddito variabile da   40.000 a 80.000 €/anno in funzione della specie  e del tipo d'impianto, e la vita di un bambuseto è superiore a 80 anni.